"I tuoi figli non sono figli tuoi,
sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo,
ma non li crei.
Sono vicino a te,
ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
ma non alla loro anima,
perché la loro anima abita
nella casa dell’avvenire
dove a te non è dato entrare neppure con il sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro,
ma non volere che essi assomiglino a te,
perché la loro vita non ritorna
indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani."
Kahlil Gibran
Quando il nanetto aveva 4 mesi ho frequentato un corso di massaggio infantile durante al quale, oltre alle tecniche del massaggio, riflettevamo sui vari temi dell'educazione dei nostri figli. Un giorno l'ostetrica bravissima che teneva il corso ci ha distribuito delle schede con questa poesia di Gibran.
Ultimamente mi viene spesso in mente.
Quanto sono vere queste parole e allo stesso tempo crudeli.
Ti fanno riflettere.
Tu metti al mondo uno scriciolino, pensi per lui, scegli per lui.
Poi arriva un giorno in cui lui sceglierà per se'. Le amicizie, gli studi, i viaggi, l'amore. E tu da genitore non puoi far altro che consigliarlo, indirizzarlo sulla retta via senza sforzarlo, perché si sa i figli fanno tutto il contrario di quello che vorrebbero i genitori.
Mi capita spesso di pensare a come sarà il mio piccolo grande M. a 12, 16, 18 anni, se sarà studioso o se bisognerà spronarlo, le amicizie che avrà e gli orari del rientro a casa il sabato sera.
Questa poesia a noi mamme non piace, siamo egoiste con i nostri cuccioli, li vorremmo sempre piccoli e da sbaciucchiare ma forse dovremmo leggerla come figli quali anche noi siamo.
Ma ce la farò??
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